Negli ultimi anni, l’interesse per la Realtà Virtuale (VR) ha visto una crescita significativa, in particolare nel campo della terapia. La Virtual Reality Graded Exposure Therapy (VRGET) è emergente come un metodo efficace per il trattamento di disturbi legati all’ansia, al panico e alle fobie. Attraverso la Realtà Virtuale, si può creare un ambiente complesso e immersivo che replica l’esperienza di essere fisicamente presenti in un mondo virtuale.
Questa tecnologia non solo simula la presenza fisica in scenari diversi, ma permette anche interazioni che evocano sensazioni, emozioni e percezioni tipiche delle interazioni quotidiane con il mondo reale. Ma cosa intendiamo esattamente per Realtà Virtuale? Secondo Riva (2007), la VR è uno strumento che facilita una comunicazione e una “presenza” uniche, in cui l’utente si sente fisicamente parte di un ambiente virtuale e interagisce con esso.
Questa immersione è resa possibile da un visore che proietta l’utente in ambientazioni virtuali altamente realistiche, dove si può partecipare attivamente e interagire in modi che sono sia coinvolgenti che creativi. Questo ambiente tridimensionale interattivo è caratterizzato da un’interfaccia grafica che intensifica il senso di immersione, dipendente dalla qualità delle immagini e dal realismo dell’esperienza. La VR è quindi molto più di un semplice display tridimensionale; è un’esperienza sensoriale completa che coinvolge il sistema visivo, auditivo e motorio dell’utente, creando un’illusione di non mediazione. Questo significa che, nonostante la mediazione tecnologica, l’esperienza è percepita come diretta e immediata, come se l’utente fosse veramente “lì” all’interno dello spazio virtuale, in un mondo che esiste indipendentemente dalla realtà fisica.
Questo fenomeno è spesso descritto come un’intensa sensazione di “essere lì” nel mondo virtuale, sottolineando il potenziale della VR come strumento rivoluzionario sia nella terapia che nella comunicazione quotidiana.La VRGET utilizza questo principio di immersività per affrontare specifiche fobie e disturbi d’ansia creando scenari controllati che sarebbero difficilmente replicabili nel mondo reale. Per esempio, un paziente con paura delle altezze può essere gradualmente esposto a scenari virtuali di altezza crescente, permettendo così di vivere l’esperienza in un contesto sicuro e controllato. Questa esposizione graduale, guidata da un terapeuta, consente al paziente di affrontare la propria paura in modo progressivo, riducendo l’ansia associata a tali situazioni.
Il valore aggiunto della Realtà Virtuale in questo ambito è la sua capacità di adattarsi perfettamente alle esigenze del singolo, personalizzando gli scenari in base ai progressi e alle reazioni del paziente. Inoltre, la VR permette di monitorare con precisione le risposte fisiologiche dei pazienti, come la frequenza cardiaca e la sudorazione, fornendo feedback immediati sia al paziente che al terapeuta su quanto effettivamente il paziente sia stressato da determinate situazioni. Questi dati possono essere utilizzati per regolare il livello di esposizione o per modificare gli scenari in tempo reale, ottimizzando così l’efficacia del trattamento.
La versatilità della VR in terapia si estende oltre il trattamento delle fobie. Si sta esplorando il suo utilizzo in una varietà di contesti psicoterapeutici, inclusi il trattamento di PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder), il supporto alla riabilitazione in caso di ictus, e persino come strumento per migliorare le abilità sociali in individui con disturbi dello spettro autistico. La capacità di creare ambienti virtuali che replicano situazioni sociali complesse offre una risorsa preziosa per questi pazienti, che possono esercitarsi in un ambiente sicuro e controllato.